La perla verde by Jack Vance

La perla verde by Jack Vance

autore:Jack Vance [Vance, Jack]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T08:05:29+00:00


CAPITOLO DECIMO

Per Aillas, l’occupazione di Suarach da parte degli Ska costituiva qualcosa di più di un semplice problema militare: quell’azione, perpetrata con deliberata freddezza, gli aveva anche inflitto una notevole umiliazione personale. Secondo la mentalità ulflandese, una provocazione del genere richiedeva una rappresaglia, dal momento che, per il modo di pensare di quella popolazione, una persona che subiva un’umiliazione in seguito ad un atto deliberato di qualcun altro si portava addosso il fetore di quella vergogna fino a che il nemico non era stato punito o fino a che l’offeso non era morto nel tentativo di punirlo. Di conseguenza, mentre continuava ad occuparsi dei suoi affari, Aillas si sentiva messo in evidenza e contamina-to, ed era consapevole che tutti gli occhi erano fissi su di lui.

Ignorò comunque nel miglior modo possibile quell’esame furtivo ed accelerò e perfezionò il più possibile l’addestramento delle proprie brigate.

Di recente, aveva notato con sollievo che un nuovo spirito si era impadronito dei soldati, divenuti scattanti e precisi mentre prima erano lenti e restii a seguire cadenze poco familiari. Quei cambiamenti sembravano riflettere una riluttante fiducia nelle capacità belliche dell’esercito, ma ‘ Aillas era ancora in dubbio circa il grado di resistenza e di coesione delle sue truppe di fronte ad un massiccio ed accurato massacro perpetrato dagli Ska, che nel passato erano riusciti a distruggere non solo le armate nord-ulflandesi, ma anche quelle, più forti numericamente, di Godelia e del Dahaut.

Era un aspro problema, che non offriva comode soluzioni. Se Aillas avesse rischiato uno scontro e le cose fossero andate male, il morale dei soldati sarebbe andato in briciole e lui avrebbe perso credibilità come con-dottiero, ed era evidente che, occupando Suarach, gli Ska avevano appunto sperato d’indurlo ad impegnarsi sconsideratamente in una battaglia preor-dinata, in cui la cavalleria pesante del nemico avrebbe potuto schiacciare l’esercito ulflandese come un martello può schiacciare una noce. Ma Aillas non aveva nessuna intenzione di rischiare un simile confronto, almeno non per l’immediato futuro, anche se era consapevole che, se avesse atteso troppo prima d’intraprendere una qualsiasi azione, gli Ulflandesi, che per temperamento erano portati a reagire in modo rapido e selvaggio ad ogni provocazione, sarebbero potuti diventare cinici e passivi.

Sir Pirmence, di ritorno dall’alta brughiera con un gruppo di coscritti, incrementò con le proprie parole i timori di Aillas.

«Non riuscirai mai ad addestrarli meglio di così» affermò. «Hanno bisogno di mettere alla prova se stessi e di verificare se le tue idee pagane sono giuste.»

«Molto bene» dichiarò Aillas, «allora li metteremo alla prova, ma sarò io a scegliere il terreno dello scontro.»

Pirmence esitò e parve discutere interiormente con se stesso, quindi avanzò, baldanzoso, di un passo e disse:

«Posso anche riferirti un’altra notizia, basata su solide fonti d’informazione: Castello Sank è una fortezza appena oltre il confine, verso nord.»

«Sì dà il caso che lo sappia fin troppo bene.»

«Il signore del castello è un certo Duca Luhalcx, ma attualmente si trova a Skaghane con la famiglia e buona parte del suo seguito, per cui Castello Sank è poco difeso.»

«Questa è una notizia interessante» commentò Aillas.



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